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Economia

L’inflazione europea rallenta al 2,1 % mentre Lagarde dichiara «nessuna fretta di tagliare i tassi»

L’inflazione europea rallenta al 2,1 % mentre Lagarde dichiara «nessuna fretta di tagliare i tassi»

La lunga battaglia dell’Europa contro l’inflazione sembra entrare in una fase più tranquilla, ma i responsabili politici a Francoforte non sono ancora pronti ad abbassare la guardia.

I nuovi dati pubblicati venerdì mostrano che i prezzi al consumo nell’area euro sono aumentati del 2,1 % in ottobre rispetto all’anno precedente – un leggero rallentamento rispetto al 2,2 % di settembre, ma ancora al di sopra dell’obiettivo della Banca Centrale Europea. Sebbene il dato principale indichi un allentamento delle pressioni inflazionistiche, i dettagli raccontano una storia più complessa.

L’inflazione di base, che esclude energia e alimenti, è rimasta ostinatamente al 2,4 %. I servizi la componente più interna e persistente della pressione sui prezzi sono addirittura accelerati al 3,4 %, sfidando le aspettative di un raffreddamento più ampio.

Una pausa che sembra permanente

La decisione della BCE di mantenere invariati i tassi di interesse questa settimana è stata in gran parte convalidata dai dati. Dopo aver aumentato i costi di prestito al 2 %, i funzionari hanno ora sospeso per la terza riunione consecutiva, sostenendo che le condizioni monetarie sono sufficientemente rigide per riportare gradualmente i prezzi verso l’obiettivo.

La presidente Christine Lagarde ha descritto la posizione politica come «appropriata per ora», pur ammettendo che le prospettive rimangono insolitamente incerte. I banchieri centrali sono cauti nell’allentare troppo presto, soprattutto con l’inflazione di base che non mostra segni di calo.

Alcuni economisti, tra cui Joerg Kraemer di Commerzbank, avvertono di non dare per scontata la vittoria sull’inflazione. «A prima vista può sembrare una vittoria», ha detto, «ma l’inflazione di base persistente sconsiglia un taglio dei tassi a breve».

Un quadro misto nell’area euro

I rapporti nazionali offrono un quadro frammentato. I prezzi in Spagna hanno ripreso slancio, il calo in Germania è stato meno marcato del previsto, mentre Francia e Italia continuano a registrare letture deboli ben al di sotto della media dell’area euro. Tale divergenza complica il lavoro della BCE, che deve bilanciare economie che si muovono a velocità diverse.

Tuttavia, i dati sulla crescita mostrano una sorprendente resilienza dell’economia europea. La produzione è aumentata dello 0,2 % nel terzo trimestre – il doppio delle previsioni degli analisti trainata principalmente dalle prestazioni migliori del previsto della Francia. Germania e Italia, invece, hanno appena evitato la contrazione.

Pressioni esterne oscurano le prospettive

La sfida della BCE è aggravata da eventi al di fuori dei confini europei. Le misure commerciali introdotte dal presidente statunitense Donald Trump hanno distorto le catene di approvvigionamento globali, aumentando i costi per alcuni produttori europei e inondando la regione di importazioni a basso costo.

Secondo un rapporto interno della BCE che riassume i recenti colloqui con le imprese, diversi produttori vedono una pressione al ribasso sui prezzi poiché le merci destinate originariamente agli Stati Uniti vengono reindirizzate verso l’Europa. Altri avvertono che tali interruzioni potrebbero danneggiare investimenti e produzione nel 2026 se le tariffe dovessero continuare.

L’inflazione potrebbe scendere, ma la stabilità non è garantita

La BCE prevede che l’inflazione scenderà sotto il 2 % l’anno prossimo, per poi risalire verso quel livello entro il 2027. Le nuove proiezioni di dicembre – che per la prima volta includeranno stime fino al 2028 – mostreranno se i responsabili politici ritengono sostenibile il recente rallentamento.

David Powell di Bloomberg Economics ha dichiarato che gli ultimi dati «rafforzano l’idea» che la BCE manterrà i tassi stabili ben oltre il 2026. «Le misure di base restano troppo elevate e il problema dell’inflazione non è stato ancora risolto», ha spiegato. «Il vero effetto raffreddante dei nuovi dazi statunitensi si vedrà probabilmente l’anno prossimo».

Per ora, Lagarde e i suoi colleghi sembrano decisi a mantenere la loro posizione. L’inflazione può rallentare, ma è l’incertezza, non l’ottimismo a definire ancora il momento economico europeo.


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Autore

Giornalista presso Coindoo

Con oltre 6 anni di esperienza nel mondo dei mercati finanziari e delle criptovalute, Teodor Vulkov offre analisi approfondite, notizie aggiornate e previsioni strategiche per investitori ed appassionati. La sua professionalità e la sua sensibilità alle tendenze di mercato rendono le informazioni che condivide affidabili e preziose per tutti coloro che desiderano prendere decisioni consapevoli.

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