L’euro digitale affronta un futuro incerto mentre Bruxelles ne ripensa lo scopo

Il lungo percorso dell’Unione europea verso un euro digitale è giunto a un bivio. A Bruxelles, i legislatori discutono se il continente abbia davvero bisogno di una valuta digitale della banca centrale o se l’innovazione privata stia già svolgendo questo compito.
Da anni la Banca centrale europea (BCE) immagina una valuta digitale pubblica per ancorare il sistema dei pagamenti europeo al XXI secolo. Ma una nuova proposta parlamentare potrebbe rallentare notevolmente questo slancio.
L’iniziativa, presentata da Fernando Navarrete del gruppo PPE di centro-destra spagnolo, sostiene che un euro digitale dovrebbe esistere solo se il settore privato non riesce a costruire una rete di pagamento europea senza attriti. In altre parole, il progetto della BCE diventerebbe un piano di riserva, non il futuro predefinito.
Se approvato, questo approccio «condizionale» ridefinirebbe l’agenda della finanza digitale dell’UE, dando priorità all’innovazione commerciale prima dell’intervento della banca centrale.
Prima la concorrenza privata
La relazione preliminare di Navarrete prevede un «test di mercato» prima che venga lanciata qualsiasi versione online dell’euro digitale, un processo che richiederebbe a Bruxelles di confermare l’assenza di un sistema di pagamento al dettaglio paneuropeo prima di dare il via libera alla BCE.
Il suo argomento è semplice: se le aziende possono offrire sistemi di pagamento efficienti e senza confini da sole, potrebbe non esserci motivo di spendere miliardi di euro per creare una versione pubblica.
«La BCE chiede una soluzione, pubblica o privata, per collegare i sistemi di pagamento europei», ha detto Navarrete. «Il mercato privato dovrebbe avere la prima opportunità di farlo».
I critici, però, affermano che ciò potrebbe ostacolare anni di progressi tecnici e politici. La BCE considera l’euro digitale non come un concorrente delle banche, ma come un’alternativa europea garantita ai network di pagamento statunitensi come Visa, Mastercard e PayPal.
Una visione divisa del denaro europeo
Il tempismo della relazione di Navarrete ha suscitato attenzione. Arriva proprio mentre la BCE annuncia i piani per avviare i test pilota nel 2027, con un possibile lancio nel 2029. Questa coincidenza mette in evidenza il crescente divario tra i tecnocrati dell’UE, desiderosi di andare avanti, e i legislatori che temono che la BCE si muova troppo in fretta senza dimostrare una reale necessità pubblica.
Navarrete insiste di non voler fermare il progetto. «Non sono né a favore né contro l’euro digitale», ha dichiarato. «Ma dobbiamo garantire stabilità e proporzionalità».
Il compromesso offline
Mentre la versione online incontra resistenze, il suo piano sostiene lo sviluppo di un euro digitale offline che funzioni come contante digitale, archiviato localmente su dispositivi sicuri e trasferibile anche senza connessione internet. Questa versione, sostiene, preserverebbe il diritto degli europei di detenere denaro della banca centrale «in ogni circostanza» senza destabilizzare il settore bancario.
La sua relazione propone inoltre limiti severi alla quantità di euro digitale che una persona può detenere, come misura di sicurezza contro la fuga di depositi dalle banche commerciali in periodi di stress.
La BCE mantiene la sua posizione
La BCE ha risposto con cautela, definendo la proposta un «passo costruttivo» verso la posizione del Parlamento e riaffermando il proprio impegno a completare i lavori preparatori. «L’Europa ha bisogno di un sistema di pagamenti che funzioni ovunque e per tutti», ha dichiarato il membro del comitato esecutivo Piero Cipollone, aggiungendo che il progetto resta vitale per la sovranità economica.
Tuttavia, la banca centrale affronta una dura battaglia politica. Con diversi partiti scettici sulla necessità di un euro digitale, raggiungere un consenso potrebbe richiedere anni, e i negoziati legislativi non dovrebbero concludersi prima della metà del 2026.
Tra sovranità e realtà di mercato
Il dibattito sull’euro digitale riflette una divisione filosofica più ampia: il futuro del denaro deve essere progettato dalle banche centrali o scoperto dai mercati?
Per i sostenitori della BCE, l’euro digitale rappresenta l’indipendenza, una risposta europea al predominio statunitense e cinese nei pagamenti. Per gli scettici, è una soluzione burocratica in cerca di un problema.
La proposta di Navarrete sfida la BCE a dimostrare la propria rilevanza: se le imprese private riusciranno a unificare i sistemi di pagamento frammentati d’Europa, l’euro digitale potrebbe non essere mai necessario.
Il risultato dipenderà non dall’ideologia, ma da ciò che accadrà prima: l’innovazione del mercato o la stanchezza di Bruxelles.
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