I profitti industriali accelerano in Cina tra le speranze di una svolta commerciale USA – Cina

Dopo mesi di prezzi deboli e margini in calo, le fabbriche cinesi mostrano segnali di ripresa. Le nuove politiche governative che limitano le guerre di prezzi e sostengono i settori chiave hanno portato al rimbalzo degli utili più forte da quasi un anno, in netto contrasto con la lentezza che ha dominato gran parte del 2025.
I dati ufficiali del National Bureau of Statistics mostrano che i profitti industriali sono balzati di oltre il 20 % a settembre, segnando il secondo mese consecutivo di crescita a doppia cifra. L’aumento riflette un rinnovato slancio nella spina dorsale manifatturiera del paese, messa sotto pressione dalle frizioni commerciali globali e dai venti deflazionistici.
Alta tecnologia e utility guidano la ripresa
Gran parte del miglioramento è arrivato dai settori legati alla produzione tecnologica e alle infrastrutture pubbliche. Le aziende che producono semiconduttori, apparecchiature di comunicazione e dispositivi smart hanno visto i profitti crescere di oltre il 25 %, mentre le società dell’energia e delle utility hanno ampliato gli utili di circa il 10 % nei primi tre trimestri dell’anno.
«La manifattura avanzata è diventata il principale motore di crescita», ha affermato Yu Weining, statistico del NBS, sottolineando che il sostegno politico ai settori high-tech continua a dare risultati.
Anche la manifattura tradizionale si è rafforzata, seppure più moderatamente, riflettendo una graduale normalizzazione della domanda dopo una lunga fase di debolezza. L’unica grande zavorra è arrivata dal comparto minerario, penalizzato da una domanda di commodity debole e da prezzi più bassi che hanno eroso i margini.
Le imprese private superano i colossi statali
La composizione della ripresa è eloquente. Le aziende private e a capitale estero stanno guidando il recupero degli utili, mentre le imprese statali restano indietro.
I produttori privati hanno registrato un aumento degli utili di poco superiore al 5 % nei primi nove mesi dell’anno, superando di poco le aziende a investimento estero. Intanto le grandi imprese statali hanno segnato un lieve calo, rafforzando i timori che i conglomerati guidati dallo Stato si adattino più lentamente ai mutamenti del mercato.
Questa divergenza evidenzia una trasformazione di lungo periodo della struttura industriale cinese, sempre più trainata dall’efficienza del mercato e dall’innovazione, non solo dalla scala statale.
La deflazione resta sotto traccia
Nonostante utili più solidi, la debolezza dei prezzi in Cina rimane una sfida. I prezzi al consumo e alla produzione hanno continuato a scendere a settembre, estendendo la fase deflazionistica del paese per un terzo anno.
Il calo dei prezzi all’uscita di fabbrica implica che, pur vendendo di più, le imprese guadagnano ancora meno per unità, un rischio che potrebbe raffreddare l’entusiasmo se la spesa dei consumatori non accelererà nei prossimi mesi.
Gli economisti affermano che gli interventi mirati del governo, come il contenimento degli sconti eccessivi e gli sgravi fiscali per i settori strategici, hanno aiutato a stabilizzare gli utili, senza però invertire la tendenza più ampia dei prezzi.
I mercati applaudono la resilienza industriale
Gli investitori hanno reagito positivamente ai dati. Le azioni della Cina continentale sono salite a inizio settimana, con il CSI 300 in aumento di circa l’1 %, mentre i titoli cinesi quotati a Hong Kong hanno aggiunto circa mezzo punto percentuale. I titoli tech sono stati tra i principali rialzi, guidati da Semiconductor Manufacturing International Corp. (SMIC) e Zhejiang Dahua Technology, entrambe favorite dalla crescente domanda di chip.
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Il recupero dei profitti, unito a segnali timidi di allentamento delle tensioni commerciali, ha infuso un po’ di ottimismo in mercati abituati alla cautela.
La diplomazia commerciale aggiunge un nuovo catalizzatore
Il sentiment è migliorato ulteriormente dopo le notizie secondo cui i negoziatori di USA e Cina hanno raggiunto un’intesa su dispute chiave, dalle restrizioni all’export ai dazi sulla navigazione. L’annuncio arriva a pochi giorni dall’incontro tra Donald Trump e Xi Jinping in Corea del Sud, che potrebbe essere il dialogo più significativo dell’anno tra le due potenze.
Il segretario al Tesoro USA Scott Bessent ha lasciato intendere che i dazi del 100 % pianificati da Trump sulle importazioni cinesi sono ora «di fatto accantonati», segnale che i due governi potrebbero avvicinarsi a un compromesso più ampio.
«I mercati sono cautamente fiduciosi», ha dichiarato Dilin Wu, strategist di Pepperstone Group. «Il cambio di tono è incoraggiante, ma gli investitori vogliono ancora vedere risultati concreti dall’incontro Trump–Xi prima di esporsi agli asset rischiosi.»
Ottimismo cauto per il futuro
Il settore industriale cinese sembra aver ritrovato un punto d’appoggio, ma la ripresa è fragile. La domanda globale resta irregolare e i consumi interni non offrono ancora un sostegno costante. Tuttavia, con i profitti manifatturieri in aumento e il dialogo diplomatico riaperto, la seconda economia mondiale entra negli ultimi mesi del 2025 con più slancio di quanto abbia avuto finora quest’anno.
La tenuta di questo slancio dipenderà da due fattori: come Pechino gestirà la deflazione persistente e come evolverà la relazione USA – Cina dopo il prossimo vertice.
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